martedì 12 giugno 2012

Un intervento di Giancarlo Scotuzzi


Pubblico senz'altro questo intervento e invito i lettori ad animare il dibattito, inviando le email a domenico.losurdo@uniurb.it [DL].

 

Il golpe in Sirie e quelli in Italia
Giancarlo Scotuzzi Milano, 11 giugno 2012

Le rivelazioni del giornalista francese Thierry Meyssan sull’imminenza di una manipolazione mediatica in Siria, propulsiva di un colpo di Stato a vantaggio degli Stati Uniti e dei loro alleati, sono credibili. Promanano da fonte sana e attendibile. Meyssan è stato il primo a svelare che dietro gli attentati dell’11 settembre 2001 c’era il governo degli Stati Uniti; tra i primi ha sbugiardato le rivoluzioni colorate inscenate ovunque possibile dagli Stati Uniti; è stato il primo a documentare la manipolazione mediatica che ha spinto gli elettori dei paesi made in Usa (italiani compresi) a salutare la neocolonizzazione della Libia come una guerra di liberazione dal tiranno; penultimo riconoscimento a Meyssan: ha denunciato sin dall’inizio come la rivolta anti-Assad sia uno stratagemma virtuale dato a bere alla stampa embedded (arruolata) dell’Occidente, giornali e tivù italiani tra i massimi beoni. Da senno, un tocco di credibilità personale: Meyssan, che da anni gestiva a Parigi un portale di controinformazione internazionale (Réseau Voltaire), è stato costretto a fuggirne, riparando in Libano, per la buona ragione che i servizi segreti francesi s’erano impegnati con quelli americano a farlo fuori.
Attribuita alla notizia sul golpe mediatico annunciato in Siria la credibilità che merita, credo sia urgente, per la sinistra rivoluzionaria italiana, porsi due domande.
La prima: è possibile che il popolo sovrano – domani in Siria, dopodomani in Italia – sia talmente credulone da prendere per oro colato tutto ciò che la televisione gli propina? Possibile che obbedisca agli impulsi del piccolo schermo (e della carta stampata che lo scimmiotta), al punto da essere disposto ad abiurare, dinanzi a immagini inedite, tutto quanto ha sedimentato in anni di altre visioni televisive e, soprattutto e speriamo, di letture e di deduzioni in proprio?
La seconda domanda: se la risposta alla prima è affermativa, se cioè non soltanto gli umori, ma persino i convincimenti profondi e supposti maturati e gravi (come l’assenso a una guerra!) dipendono da poche ore (cumulate qualche minuto qui e uno là, negli interstizi di una quotidianità focalizzata altrove) di esposizione al piccolo schermo, come speriamo di evitare, noi comunisti rivoluzionari, che dopodomani una manipolazione mediatica ci attribuisca chissà quali nequizie e dunque convinca il popolo che è il caso di toglierci di mezzo?
La risposta alla prima domanda (gli italiani sono creduloni?) è in questi titoletti, sintesi estrema di un Libro nero della democrazia in Italia che prima o poi qualcuno dovrà decidersi a scrivere.
Berlusconi
È sceso in politica, si è fatto eleggere, ha governato e continua a co-governare (è il plinto principale del governo Monti) nella totalità illegalità. Una legge dello Stato (ove non bastasse il buon senso distillato dalla Costituzione) vieta ai titolari di concessioni pubbliche, e a maggior ragione di quelle televisive, di candidarsi alle elezioni. Berlusconi ne possedeva tre, sulle tre maggiori private. Arrivato al governo le ha mantenute, maggiorandole dell’uso di quelle pubbliche. Ancora: ha esteso i propri tentacoli mediatici a centinaia di piccole e medie televisioni private, subordinandole con accordi commerciali di stile coloniale. Ebbene: forse che quello di Berlusconi non è stato un golpe mediatico? Forse che qualche partito politico ha fatto resistenza? Nessuno. Neppure il governo cosiddetto di sinistra (partecipato anche da Rifondazione e Pdci, gli stessi che ora pretendono chiamare a raccolta i rivoluzionari…) ha mai osato mettere mano a un conflitto di interessi (tra il Berlusconi imperatore mediatico e il Berlusconi politico) che è la negazione della democrazia italiana.
Europa
Gli elementi costitutivi di uno Stato sono: il territorio, la potestà legislativa, il braccio armato. L’Italia li ha ceduti tutti e tre a un sovra-Stato chiamato Unione Europea, alla Nato e agli Stati Uniti. La più grande base militare italiana (Aviano) è territorio degli Stati Uniti. Ci sono centinaia di atomiche innescabili esclusivamente dagli americani. A Vicenza (alla caserma Ederle, made in Usa) si è acquartierato il primo contingente della Polizia Europea, che obbedisce esclusivamente alla Commissione Europea, di cui stiamo per dire. Il parlamento italiano può continuare a fare leggi, certo, purché non contrastino con quelle emanate dalla Commissione Europea. No, non è un errore: le leggi europee non promanano dal cosiddetto parlamento europeo, che non ha alcun potere legislativo, ma soltanto un limitato diritto di veto sulle leggi, che sono frutto esclusivo della Commissione Europea. La quale non è neppure espressione del Parlamento Europeo, bensì dei potentati economici e dei governi europei. I sedicenti “deputati europei” (come lo furono e continuano a esserlo anche alcuni esponenti della cosiddetta sinistra italiana) sono burattini nelle mani della Commissione. I ministri economici italiani e la Banca d’Italia possono pontificare sul piccolo schermo quanto gli pare e proclamare tutti i provvedimenti e le riforme che gli passano per la testa, ma in concreto contano il proverbiale fico secco perché la politica economica si basa sulla gestione dei mezzi di pagamento, massime sul potere di battere moneta, mentre in Italia non si stampa un euro senza il permesso della Banca Europa, braccio finanziario dell’onnipotente Commissione.
Tutto questo trasferimento di poteri dallo Stato italiano alla Commissione Europea è formalizzato in una nuova Costituzione Europea (pudicamente ribattezzata Trattato Europeo). È scritto nero su bianco: il popolo italiano non è sovrano di un bel niente, se non di scegliere tra decine di canali televisivi tutti distributori della medesima sbobba intossicante.
Ebbene: qualcuno, tra i partiti presenti nel parlamento italiano o tra quelli che non sono riusciti a rientrarci loro malgrado, si è mai opposto contro questo golpe europeo ai danni della democrazia italiana? Qualcuno ha preteso di sottoporre a referendum una Costituzione Europea che fagocita quella italiana?
Guerre
La Costituzione della Repubblica Italiana (quella in vigore prima di essere violentata dalla Costituzione Europea) è cristallina: le forze armate devono servire esclusivamente per difender lo Stato. Concetto sacro, ribadito da settanta’anni, ogni 25 aprile, dal Capo dello Stato giù giù sino al presidente dell’Anpi di quartiere, come se a minacciare la democrazia basata sulla Costituzione fossero i fantasmi dei nazisti. Ma intanto i governi pro-Usa costruivano portaerei, che non servono a proteggere un Paese, ma a portare gli aerei e la guerra in Paesi lontani. Erano talmente consapevoli di violare la costituzione da battezzare la prima portaerei, la Garibaldi, “incrociatore tutto ponte”, se no il significante avrebbe tradito l’inconfessabile significato. Al varo della seconda portaerei, la Cavour, l’intossicazione mediatica aveva ormai immunizzato il popolo quanto basta per intortarlo. Ormai il terzo golpe mediatico italiano, bellico (dopo quello televisivo e quello europeo), era andato in porto: anni di falsi reportage, di false notizie, di immagini manipolate, di connivenze dei cosiddetti partiti di sinistra, avevano fatto credere agl’italiani che la Jugoslavia era un coacervo di etnie barbare che si massacravano a vicenda e che, ove non placcate, avrebbero contaminato di barbarie anche l’Italia. Così il  popolo italiano, radunato dinanzi ai notiziari di regime come i nonni a Piazza Venezia inneggianti alle guerre del Duce, fiduciò i successivi governanti, compresi quelli cosiddetti di sinistra: l’Italia partì in guerra anche sotto la ferula di Prodi e d’Alema.
Ebbene: s’è mai visto, contro tanta barbarie mediatica e bellica, levarsi un vagito di resistenza che non fosse quello, meramente simbolico e inefficace, di rari intellettuali con scarso seguito e irrisorio pondo sul teatrino mediatico?
Dagli anni Novanta la maggioranza degl’italiani è snerbata di autonomia critica. Crede a tutto ciò che le mostrano e le fanno leggere, purché siano visioni e letture divertenti e ovvie.
All’oggi e alla Siria: la risposta alla prima domanda (gl’italiani berranno la favola sulla rivoluzione siriana?) è: sì.
Quanto alla seconda domanda (che fare, noi comunisti rivoluzionari, per contrastare l’onda barbarica?), la risposta ci rinvia all’urgenza di organizzarci. Mentre in qualche migliaio leggiamo siti alla Losurdo e alla Meyssan, milioni di telespettatori suggono la favola dei soldati di Assad che si fanno scudo di bambini. Domani s’infiammeranno per la sorte degli eroici rivoluzionari siriani falciati dalle raffiche delle truppe governative e affolleranno Piazza Venezia virtuale – dove ieri hanno osannato Berlusconi e l’Europa über alles – per plaudere all’ennesima guerra coloniale.
E noi, continueremmo ad appagarci di affidare il nostro sdegno alle email e ai dibattiti tra intimi, versione moderna dei messaggi in bottiglia?

Insomma: cogliamo il bollettino dal fronte siriano per quel che comunismo militante esige: decidiamoci a fondarlo, questo Partito Comunista Italiano, o tra non molto, quando Obama avrà scatenato l’annunciata Cyberwar (che gli consente di censurare e manipolare tutto ciò che internet e onde televisive diffondono) i nostri sfoghi, una volta vergati, dovremo passarceli a mano, se non ingoiarli.

Coups d’état : annoncé en Syrie, tus en Italie
Giancarlo Scottuzzi Traduit de l’italien par Marie-Ange Patrizio

Milan, 11 juin 2012
Les révélations du journaliste français Thierry Meyssan sur l’imminence d’une manipulation médiatique en Syrie, propulsive d’un coup d’Etat à l’avantage des Etats-Unis et de leurs alliés, sont crédibles. Elles proviennent d’une source saine et digne de foi. Meyssan a été le premier à dévoiler que derrière les attentats du 11 septembre 2001 se trouvait le gouvernement des Etats-Unis ; parmi les premiers il a démasqué les révolutions colorées mises en scène, partout où c’était possible, par les Etats-Unis ; il a été le premier à documenter la manipulation médiatique qui a poussé les électeurs des pays made in usa (italiens compris) à saluer la néo-colonisation de la Libye comme une guerre de libération du tyran ; avant-dernière reconnaissance à Meyssan : il a annoncé dès l’origine comment la révolte anti-Assad est un stratagème virtuel dont on abreuve la presse embedded de l’Occident, journaux et télés italiennes au premier rang des plus grands ivrognes. A l’aune du bon sens, un brin de crédibilité personnelle : Meyssan, qui depuis des années gérait à Paris un portail international de contre information (Réseau Voltaire), a été contraint de s’enfuir, pour se réfugier au Liban[1], pour la bonne raison  que les services secrets français[2] s’étaient employés, avec leurs collègues étasuniens, à le liquider.
La crédibilité qu’elle mérite étant attribuée à la nouvelle du coup médiatique annoncé en Syrie, je crois urgent, pour la gauche révolutionnaire italienne, de se poser deux questions.

La première : est-il possible que le peuple souverain –demain en Syrie, après-demain en Italie- soit jobard au point de prendre pour argent comptant tout ce que la télévision lui sert ? Est-il possible qu’il obéisse aux impulsions du petit écran (et du papier imprimé qui le singe), au point d’être disposé à abjurer, devant des images inédites, tout ce qu’il a sédimenté pendant des années d’autres images télévisées et surtout, espérons, de lectures et de déductions personnelles ?

Deuxième question : si la réponse à la première question est affirmative, c’est-à-dire si non seulement les humeurs, mais jusqu’aux convictions profondes et supposées maturées et graves (comme l’accord pour une guerre !) dépendent de quelques heures (cumulées en quelques minutes de ci de là, dans les interstices d’une quotidienneté focalisée ailleurs) d’exposition au petit écran, comment pouvons-nous espérer éviter, nous communistes révolutionnaires, qu’après-demain une manipulation médiatique ne nous attribue qui sait quelles infamies et ne convainque donc le peuple qu’il y a lieu de nous liquider aussi ?

La réponse à la première question (les italiens sont-ils des jobards ?) est évoquée dans les sous-titres qui suivent, synthèse extrême d’un Livre noir de la démocratie en Italie, qu’un jour ou l’autre il faudra bien que quelqu’un se décide à écrire.

Berlusconi.
Il est arrivé en politique, il s’est fait élire, il a gouverné et continue à co-gouverner (il est le pilier central du gouvernement Monti) en totale illégalité. Une loi de l’Etat  (au cas où le bon sens distillé par la Constitution n’aurait pas suffi) interdit aux titulaires de concessions publiques, et à plus forte raison de concessions télévisuelles, de se présenter aux élections. Berlusconi en possédait trois, sur les trois plus grosses privées. Arrivé au gouvernement il les a gardées, en y rajoutant l’utilisation de celles publiques. Mieux : il a étendu ses propres tentacules médiatiques à des centaines de petites et moyennes télévisions privées, en les subordonnant par des accords commerciaux de type colonial. Eh bien ? Le golpe de Berlusconi n’aurait-il pas été un coup d’état médiatique ? Quelque parti politique a-t-il fait preuve de résistance ? Personne. Pas même le gouvernement dit de gauche (auquel ont participé aussi Rifondazione et le Pdci, ceux-là même qui aujourd’hui prétendent en appeler aux révolutionnaires…) n’a jamais osé dénoncer un conflit d’intérêt (entre le Berlusconi empereur médiatique et le Berlusconi politique) qui est la négation de la démocratie italienne.

Europe
Les éléments constitutifs d’un Etat sont : le territoire, l’autorité législative, le bras armé. L’Italie les a cédés tous les trois à un sur-Etat appelé Union Européenne, à l’Otan et aux Etats-Unis. La plus grande base militaire italienne (Aviano) est territoire des Etats-Unis. Il y a là des centaines d’armes atomiques que seuls les Etasuniens peuvent déclencher. À Vicence (à la caserne Ederle, made in usa) a pris ses quartiers le premier contingent de la Police européenne, qui obéit exclusivement à la Commission Européenne, dont nous allons parler à présent. Le parlement italien peut continuer à faire des lois, certes, pourvu qu’elles ne viennent pas contrecarrer celles émanant de la Commission Européenne. Non, ce n’est pas une erreur : les lois européennes ne sont pas promulguées par le soi-disant parlement européen, qui n’a aucun pouvoir législatif, mais rien qu’un droit de veto limité sur les lois, qui sont le fruit exclusif de la Commission Européenne. Laquelle n’est même pas une expression du Parlement Européen, mais bien celle des potentats économiques et des gouvernements européens. Les soi-disant « députés européens » (comme le furent et continuent de l’être certains des dirigeants de la soi-disant gauche italienne) sont des marionnettes aux mains de la Commission. Les ministres économiques italiens et la Banque d’Italie peuvent pontifier sur le petit écran autant qu’ils veulent et proclamer toutes les mesures et réformes qui leur passent par la tête : mais concrètement ils comptent autant que les prunes du proverbe, parce qu’une politique économique se fonde sur la gestion des moyens de paiement, sur le pouvoir de battre monnaie, alors qu’en Italie on n’émet pas un euro sans la permission de la Banque Europe, bras financier de l’omnipuissante Commission.
  Tout ce transfert de pouvoirs de l’Etat italien à la Commission Européenne est formalisé par une nouvelle Constitution Européenne (pudiquement rebaptisée Traité Européen). C’est écrit noir sur blanc : le peuple italien n’est souverain de rien du tout, si ce n’est de choisir parmi des dizaines de chaînes télévisées toutes distributrices de la même bouillie intoxicante.
  Résultat : quelqu’un, parmi les partis présents au parlement italien ou parmi ceux qui, malgré eux, ne sont pas arrivés à y entrer, s’est-il jamais opposé à ce coup d’Etat européen aux détriments de la démocratie italienne ? Quelqu’un a-t-il osé prétendre soumettre à référendum une Constitution Européenne qui phagocyte celle italienne ?

Guerres
La Constitution de la République Italienne (celle en vigueur avant d’être violentée par la Constitution Européenne) est limpide : les forces armées doivent servir exclusivement pour défendre l’Etat. Concept sacré, répété depuis soixante-dix ans, chaque 25 avril, par le Chef de l’Etat jusqu’au moindre président d’ANPI[3] de quartier, comme si c’étaient les fantômes des nazis qui menaçaient la démocratie fondée sur la Constitution. Pendant ce temps les gouvernements pro-Usa construisaient des porte-avions, qui ne servent pas à protéger un pays, mais à porter les avions et la guerre dans des pays lointains. Ils étaient tellement conscients, ces gouvernements, de violer la constitution qu’ils en baptisaient le premier porte-avions, le Garibaldi, «croiseur tutto ponte », sinon le signifiant aurait trahi l’inconfessable signifié. Au lancement du second porte-avions, le Cavour, l’intoxication médiatique avait désormais suffisamment immunisé le peuple pour l’entarter. Désormais le troisième coup d’état médiatique italien, guerrier (après le télévisé et l’européen), était arrivé à bon port : des années de faux reportages, de fausses nouvelles, d’images manipulées, de connivences des soi-disant partis de gauche, avaient fait croire aux Italiens que la Yougoslavie était un nid d’ethnies barbares qui se massacraient entre elles et qui, si on ne les calmait pas, allaient contaminer même l’Italie de leurs barbaries. Ainsi le peuple italien, rassemblé devant les journaux de régime tout comme leurs grands-parents à Piazza Venezia exaltant les guerres du Duce, donna sa confiance aux gouvernements successifs, ceux d’une soi-disant gauche compris : l’Italie partit aussi en guerre sous la férule de Prodi et de D’Alema.
  Et alors : a-t-on jamais vu, devant tant de barbarie médiatique et guerrière, s’élever le moindre vagissement de résistance à part celui, purement symbolique et inefficace, de rares intellectuels à faible audience et poids dérisoire sur le petit théâtre médiatique ?
  Depuis les années 90’, la majorité des Italiens est dénervée d’autonomie critique.  Elle croit tout ce qu’on lui montre et ce qu’on lui fait lire, pourvu que ce soit des images et des lectures divertissantes et simplistes.

Venons-en au présent et à la Syrie : la réponse à la première question (les Italiens vont-ils avaler la fable sur la révolution syrienne ?) est : oui.
Quant à la deuxième question (que faire, nous communistes révolutionnaires, pour affronter la vague barbare ?), la réponse nous renvoie à l’urgence de nous organiser. Pendant que nous sommes quelques milliers à lire des sites à la Losurdo et à la Meyssan, des millions de téléspectateurs tètent la fable des soldats d’Assad prenant des enfants comme boucliers humains. Demain ils s’enflammeront  pour les pseudos héros révolutionnaires syriens fauchés par les rafales des troupes gouvernementales, et se presseront sur une Piazza Venezia virtuelle –où ils ont hier encensé Berlusconi et l’Europe über alles- pour applaudir l’énième guerre coloniale.

  Et nous, continuerons-nous à nous contenter de défouler notre dédain en emails et débats entre intimes, version moderne de la bouteille à la mer ?
  En somme : prenons le bulletin du front syrien pour ce qu’un communisme militant exige : décidons-nous à le fonder, ce Parti Communiste Italien, ou bien sous peu, quand Obama aura déchaîné la Cyberwar annoncée (qui lui permet de censurer et manipuler tout ce qu’Internet et ondes télévisées diffusent), nos défoulements, une fois griffonnés, nous devrons nous les passer de main en main, si ce n’est les manger.


* Giancarlo Scotuzzi est journaliste ; retraité à Milan, il a travaillé dans plusieurs organes de presse et notamment dans l’ex journal coopératif de la région de Brescia (Bresciaoggi) avant de fonder le journal en ligne Il Cronista. Son travail de journaliste lui a valu les déboires judiciaires et professionnels inévitables en Italie pour qui s’oppose et résiste à l’empire médiatique berlusconien.


[1] Puis Venezuela, et à présent Syrie, NdT
[2] Après l’arrivée au pouvoir de N. Sarkozy
[3] Associazione Nazionale Partigiani d’Italia : association des anciens résistants de la seconde guerre mondiale, http://www.anpi.it/resistenza-e-partigiani/

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